Riconosciuta in Giappone per la prima volta nel 1998, la sindrome è in costante aumento soprattutto nei paesi industrializzati
Hikikomori è un termine giapponese che significa “stare in disparte”, e viene utilizzato per riferirsi ai giovani che si isolano dal mondo esterno. Un fenomeno che sta riguardando sempre più adolescenti i quali, a causa del disturbo, si ritirano dalla vita sociale e dalla scuola per rinchiudersi in casa e, molto più spesso, tra le quattro mura della propria stanza. Riconosciuta in Giappone per la prima volta nel 1998, la sindrome è in costante aumento soprattutto nei paesi industrializzati. Spesso, l’unica forma di interazione accettata da questi ragazzi, l’unica finestra sul mondo, è quella mediata da internet, una rete che tiene i giovani letteralmente in trappola. Quello degli Hikikomori è un disturbo difficile da diagnosticare, spesso si associa alla depressione, soprattutto nella fase prolungata dell’isolamento, in particolar modo quando diventa patologico. Molte volte viene confuso con una forma di dipendenza da internet perché i ragazzi, non uscendo più, si rifugiano nei videogiochi, nei manga, nelle serie tv o nei film. Tutto ciò induce erroneamente un genitore a pensare che il problema sia il web, sebbene non sia così. Non è facile risalire alle cause che scatenano la sindrome, ma molto può dipendere dalla società, oggi troppo competitiva, che talvolta fa sentire i ragazzi inadeguati. In ogni caso, per i genitori è bene badare a quelli che potrebbero essere dei veri e propri campanelli d’allarme: frequenza scolastica discontinua, progressivo disinteresse per amici e attività extrascolastiche, alterazione del ciclo fisiologico sonno-veglia.