Un’esperienza nata appena pochi mesi fa, con l’obiettivo di trasformare la sofferenza e la fragilità delle donne vittime della sfortuna in riscatto ed opportunità, partendo dal lavoro e dalla creatività

Rincari e difficoltà economiche “costringono” sempre più cittadini a riparare i vestiti. Si acquistano meno capi nuovi e si “aggiustano” pantaloni, magliette e giacche che abbiamo già nei nostri armadi ma che non usiamo più perché non più di moda, usurati o danneggiati. Una scelta soprattutto economica ma anche motivata da ragioni ecologiche e di crescente attenzione ai temi della sostenibilità e del riciclo. A confermarlo, è l’osservatorio privilegiato della Sartoria Sociale di Ikea, progetto ideato dalla rete Agal, Agenzia di Accompagnamento di cui fanno parte Arnera, Aforisma e Acli Pisa. Ospitata all’interno del grande punto vendita Ikea di Pisa, la Sartoria Sociale è al servizio non solo dei clienti del negozio ma di tutta la comunità, offrendo il carnet completo di una sartoria tradizionale con orli, cuciture, rammendi e l’applicazione di toppe, fino al riciclo dei capi. Un’esperienza nata appena pochi mesi fa, con l’obiettivo di trasformare la sofferenza e la fragilità delle donne vittime della sfortuna in riscatto ed opportunità, partendo dal lavoro e dalla creatività. Una seconda chance proprio come quei capi senza futuro che le artigiane del laboratorio sartoriale rigenerano e riadattano, esattamente come fanno con le loro vite. E allora quel “Punto e a Capo”, così si chiama il laboratorio sartoriale, recycle lab e social shop, rappresenta la fine ed il contestuale inizio di una nuova prospettiva di inclusione ed integrazione.